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Castrovillari, Immigrati: l’accoglienza divide la città

Castrovillari, Immigrati: l’accoglienza divide la città

di Ines Fortunato

Se non pensato come un business, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), può diventare un modo di crescita inclusivo per fronteggiare il sempre più crescente fenomeno dell’immigrazione. Una emergenza umanitaria in crescita che sta dividendo il pensiero collettivo, spalmandosi tra punte xenofobe e libertine.

Lo Sprar, tenuto in piedi dalla rete degli enti locali che attingono risorse, per la realizzazione di progetti, dal Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo, punta a rafforzare l’accoglienza integrata, di quelle persone che fuggono da realtà aberranti, originate da conflitti bellici, spesso poco lontane dalla punta del nostro naso.

Anche Castrovillari muove le fila di una possibile realtà-rete di accoglienza, con non poca perplessità, dettata spesso dalla cattiva informazione o semplicemente da venti politici tumultuosi non favorevoli all’istituzione di un centro che accolga extracomunitari, basti guardare gli ultimi slogan della neonata Azione Nazionale che si sta fortemente opponendo al progetto della maggioranza consiliare.

Dal canto suo, il primo cittadino, Mimmo Lo Polito, ha deciso di coinvolgere l’opinione pubblica in merito all’argomento, spiegando che a Castrovillari, non è ancora stata fatta richiesta per l’istituzione di uno Sprar ma che è stato pubblicato un bando per cercare, si legge in una sua dichiarazione su facebook, un soggetto attuatore di un progetto rivolto a rifugiati e richiedenti asilo. L’appello di Lo Polito, che chiarisce come questa mossa “non rappresenti in nessun modo un atto speculativo (né sulla pelle dei clandestini,né sulle tasche dei castrovillaresi)”, invita a ripensare il concetto di Pietas che dovrebbe investire gli uomini tutti, come specie capace di adattarsi al cambiamento.

La Pietas come sentimento di unità della grande famiglia che rappresenta un mondo sempre più propenso a realtà glocali, scevro dalle logiche dell’esclusione. Nell’anno della Misericordia, bisognerebbe che tutti, cristiani e non, iniziassimo ad aprire quelle che il Vescovo di Cassano, mons. Francesco Savino, ha definito Porte Sante esistenziali, per un cristianesimo più umano che mai. Avanzare, dunque, idee, sarebbe la svolta vincente, per far integrare esseri umani nati sotto una stella non tanto fausta, allontanandoci dal falso credo che rende lo straniero portatore di delinquenza oltre i confini.

Attivare un centro di accoglienza, vorrebbe dire instaurare tra gli stessi cittadini movimenti sinergici, per aiutare chi scappa dalla propria casa, poi con non tanta leggerezza. Bisognerebbe proporre tirocini di lingua italiana, di teatro, di cucina, di danza con il duplice intento di far crescere le giovani potenzialità cittadine e abbracciare la “convivialità delle differenze”, iniziando a ripensare il con-fine “che non è un luogo dove il mondo finisce – come recita Franco Cassano ne ‘Il pensiero meridiano’ – ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera”.

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@TCastrovillari

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