Alessandria del Carretto: Una resa che brucia. Radicazioni, quest’anno, non si farà!

Alessandria del Carretto: Una resa che brucia. Radicazioni, quest’anno, non si farà!

Eravamo pronti, anche quest’anno, per andare a documentare uno dei più bei momenti aggregativi del Sud, ma potremmo dire del Mondo. Si, il mondo! Perché il mondo, ad Alessandria del Carretto, da oltre dieci anni, si dava appuntamento, ad agosto. E, a mille metri d’altitudine, scoppiava la festa – quella che non t’aspetti in un paesino di meno di 500 anime – quasi a ricompensare d’allegria, voci, musica, balli e tanta condivisione, mesi silenziosi passati senza che nessuno si preoccupi di che vita vivono o muoiono gli alessandrini.
Ora, invece, arriva l’annuncio della resa. “L’associazione “Francesco Vuodo” – si legge in una nota stampa inviata ai giornalisti – ideatrice del Festival delle Culture Tradizionali RADICAZIONI, annuncia la resa”. 

La pubblichiamo integralmente, la nota, insieme con il filmato [VIDEO] da noi prodotto per la scorsa edizione, per adesso l’ultima, nella speranza che non solo Radicazioni non muoia mai – è impossibile con quello che ha rappresentato in questi anni – ma anche e soprattutto che possa ritornare più brillante di mai al più presto, magari da subito, chissà anche tra un mese, rediviva e vincitrice dei “pulicinella brutti” che l’hanno voluta ingoiare!

r.f.

 

«Ci arrendiamo alle incomprensioni create da alcuni e all’incapacità di altri di comprendere, alla non volontà di risolvere le criticità, che da anni esponiamo sia pubblicamente che privatamente agli organi amministrativi del Comune. Qualcuno in questi anni ha cercato, in modo per noi insensato e alimentando polemiche inutili, di creare un divario tra noi dell’associazione e chi effettivamente trae benefici, soprattutto economici, dal festival. Voci e accuse “nonsense” che hanno portato molti di noi organizzatori, e molti degli amici che da anni collaboravano alla realizzazione dell’evento, ad abbandonare questo progetto culturale. Progetto che ha dato, in termini economici e culturali, vita ad una comunità agonizzante. L’associazione ha creato dal nulla una manifestazione eticamente e politicamente corretta, solidale.

Nel lontano 2004 nessuno avrebbe scommesso sulla durata e sulla riuscita della stessa, noi si. Abbiamo tutti gli anni superato le critiche tappandoci le orecchie, siamo andati sempre oltre i pettegolezzi e le chiacchiere di paese. L’anno scorso, edizione 2014, pensavamo ad una svolta, ad un azzeramento di tutte queste cose, ponendo fiducia in parole date e credendo che finalmente i pettegolezzi si trasformassero in aiuti solidali, sempre per il bene comune. Cosi non è stato, anzi… Dopo esserci resi conto dell’ennesima presa in giro, e del poco rispetto nei nostri confronti, abbiamo chiesto all’amministrazione, da sempre solidale, delle risoluzioni a nostra tutela. A settembre 2014 chiedemmo delle risposte concrete a molti esponenti del consiglio comunale e alla segretaria, trovammo una soluzione comune, ma le risposte non sono mai arrivate. Soluzione pertanto non attuata. Dopo quasi 9 mesi dall’incontro abbiamo tentato di scuotere la rilassatezza comunale, nei nostri confronti, con un comunicato datato 25 maggio, con numero di protocollo 943, chiunque può consultarlo. Da questa data abbiamo avuto tre nuovi incontri privati, dove noi riproponevamo una presa di posizione politica e solidale, nei confronti sia nostri che di chi offre il proprio tempo e denaro per la riuscita del festival. Siamo arrivati a luglio e questa risposta non è mai arrivata. Ci meraviglia anche il perché, di fronte ad una manifestazione di questa portata per Alessandria del Carretto, gli amministratori per anni non abbiano avuto mai la necessità di una discussione pubblica, sia programmatica (presentazione programma, discussioni organizzative ed altro) e sia post evento (criticità, miglioramenti e risoluzioni dei problemi). Ogni anno, nel discutere di questo, ci è sembrato che il festival fosse considerato un corpo estraneo alla comunità reale, quasi come se piombasse ad agosto dal nulla, come se si autorganizzasse da solo; a prova di questo sta anche il fatto che in molti credono che bastino pochi giorni a luglio per mettere in movimento la macchina organizzativa.

Quello che recriminiamo all’amministrazione (nulla contro di loro a livello personale) è di non aver saputo, anche dopo nostre richieste, intercettare le parti sociali in gioco (noi, gli esercenti, la comunità e gli stessi amministratori) e riequilibrare i contrasti e i malumori che alcuni di questi soggetti ci rivolgevano, affidando tutte le responsabilità sociali, organizzative e di gestione a noi. L’amministrazione doveva a nostro avviso propagandare i vantaggi del festival per la comunità, la convenienza nel farlo, così da creare una rete solidale nei nostri confronti, rete che doveva abbattere tutti i freni, i malumori e i pettegolezzi. Solidarietà ETICA ed UMANA. Quella economica ci è stata data; l’amministrazione lo ha sempre fatto e noi non abbiamo mai preteso di più. Alcuni individui hanno recriminato anche questo: “i 5000 euro che il comune offre come patrocinio al Festival potevano essere investiti per far lavorare qualcuno….” La nostra politica e filosofia va oltre i finanziamenti pubblici, ma non è stato compreso. Ci siamo rimboccati le maniche tessendo rapporti umani che ci hanno permesso di far crescere il festival. L’amministrazione in questo non è stata brava, non è riuscita a mettere in piedi una discussione critica tra le parti in gioco. Il festival, nelle tre giornate, muove economia, tanta per una piccola comunità. E’ stato sempre logico per noi pensare che chi ne beneficiava, in primis i commercianti, spontaneamente e simbolicamente ci aiutassero nelle spese gestionali o in altre difficoltà logistiche e invece non hanno fatto altro che speculare sul nostro lavoro. L’anno scorso dopo l’ennesima “elemosina” chiesta e non avuta (specifichiamo ancora che non si tratta di tutti i commercianti ma solo di alcuni di loro) è stato detto anche che la nostra era una forma di richiesta di

pizzo. La comunità ne beneficia in immagine e in prestigio. Noi lavoriamo e lo abbiamo fatto sempre per il bene comune, lo ribadiamo visto che in molti continuano a tapparsi le orecchie ripetendoci: “fatelo per il paese”. Noi come associazione ne abbiamo beneficiato in rapporti umani, con le tante persone che ci hanno sostenuto ed aiutato e con i molti artisti che sono accorsi sempre a seguito di una nostra richiesta di solidarietà, in molti venendo a proprie spese. Questo ci ha gratificato molto. Anzi moltissimo. Noi ci sentiamo responsabili per loro e, ripetiamo, per chi da sempre ha speso il proprio tempo, denaro e lavoro per il festival. Verso questi si, ci sentiamo responsabili. Ci dispiace contraddire il pensiero di alcuni compaesani ma è reale, noi abbiamo lavorato per la comunità, per il bene comune, senza mai speculare sul festival. Molti di noi senza volerlo si sono trovati ad inimicarsi con chi ci attaccava, questo è stato il risultato. Abbiamo investito in creatività, in energia, creando un indotto economico e culturale non indifferente ma questo non è stato capito. Si è preferito giocare al più forte, a chi era capace a tirare di più la corda. Ecco, ora quella corda si è spezzata facendo cadere tutti a terra, noi per primi, che fino alla fine abbiamo lottato e creduto che qualcosa cambiasse, che cambiassero i presupposti affinché si potesse continuare a costruire qualcosa. Il peso della non realizzazione di RADICAZIONI sarà pagato da tutti, da chi vive il paese e da chi no, da chi viene come turista, da noi, dai commercianti e dall’amministrazione. Uniche persone che ne trarranno vantaggio saranno quelle che per anni ci hanno solo ostacolato. Vivranno finalmente in pace in quei tre giorni. Da sognatori di indole utopica e volontaristica abbiamo sempre creduto che l’arte e la creatività potessero abbattere i muri mentali in cui molti vivono, abbiamo sempre sperato che non si creassero due colonne contrapposte di potere, NOI e LORO, ma cosi non è stato. Diciamo grazie a chi ci ha sostenuto da sempre, prendendoci anche come esempio. Non facciamo i loro nomi, loro lo sanno. E ringraziamo noi stessi per questi anni di crescita culturale che è servita soprattutto a noi, UMANAMENTE. Non ci siamo mai ritenuti eroi; quelli muoiono, noi continueremo a vivere e a costruire altro.

RADICAZIONI è un marchio registrato a nome dell’associazione “Francesco Vuodo”, diffidiamo chiunque ne faccia uso».

Alessandria del Carretto, 02/07/2015 Associazione Culturale F. Vuodo

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