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Governance e social network: la spazzatura virtuale

Governance e social network: la spazzatura virtuale

          di Ines Fortunato

Ogni giorno, una notizia, si alza e sa che dovrà correre più veloce della crisi, di Zica, dell’inglese di Renzi, per prendere piede nelle piazze virtuali.

Ogni giorno una notizia si alza e sa che sarà figlia legittima o no dell’hashtag di turno per risultare cool.

Ogni giorno una notizia si alza e sa che se ne parlerà!

La politica dell’agorà virtuale è diventata una realtà a cui anche i più nostalgici dell’Oratio, si sono  adattati, in barba e con buona pace della libertà di parola, spesso confusa con la libertà di sentirsi, almeno per un post, tuttologi.

A Castrovillari le notizie si alzano e vorrebbero tornare a dormire, per il peso che hanno sulla bilancia della risonanza cittadina. La polemica dell’uomo social, non più animale sociale, ma bestia della socialità, desta non poche perplessità tra gli affezionati ai sampietrini delle piazze, al punto di gridare al confronto pubblico, lo stesso che altri additano come autoreferenziale e démodé.

E mentre si presenzia alla seconda ristrutturazione di un maniero che fa la storia della cittadina del Pollino, tra una critica e un rustico del buffet, salta fuori, come una gazzella una parolina “alert”: mafia.

Infranti i pesanti sonni delle coscienze cittadine, tutti desti con orecchie ed occhi (e forse troppe dita) puntati.

Poco è passato dai tempi de “ammazzateci tutti”, troppo poco dall’ultimo post in cui abbiamo citato una frase tratta da “Cento giorni a Palermo” o per i più giovani, “Vi perdono ma inginocchiatevi.”

E chi lo avrebbe mai detto che, la carnascialesca città del Pollino, potesse subire l’ingiuria di esser avvolta dall’olezzo della cosca, dall’allarme del clan, dalla paura dell’infilitrazione e del rigetto di un sangue oscuro.

Ma siamo calabresi, e siamo abituati all’interfaccia virulenta della grande bellezza, all’alter ego di coste e mari puliti. Così la città si chiude a riccio di fronte ai recenti fatti di cronaca e la terra trema.

Ma ciò che preoccupa, non è il pensiero che la picciotteria possa invertire la rotta della decantata legalità, no. Nulla preoccupa più dell’affanno al passaggio del testimone, che si sta verificando in queste ore, nel mercato sociale tra fazioni politiche. E allora, il primo cittadino, Mimmo Lo Polito accusa (chi?) di strumentalizzare la delicata situazione per atti in-civi(c)li, sciacalli che gioiscono sulle carcasse di una maggioranza debole.

E senza non troppi sassolini nelle scarpe la minoranza risponde, non con petaloso, ma con Monicelli, citando il suo rampollo decaduto, Brancaleone da Norcia e dicendo  fortemente no al sindaco che, chiede invece, di unirsi in comunione in queste ore di agonia, in cui, si legge dalle civiche, Lo Polito dovrà rivolgersi a chissà quale passo delle Sacre Scritture o a quale mentore religioso per salvare la sua città,”(…) non donna di provincia ma bordello (…)” e giunti al traguardo, altro passaggio del testimone e l’arrivo al traguardo di Lo Polito che, nel suo ultimo post lanciato su facebook, tranquillizza “quelli” delle civiche da sempre poco inclini (a detta dello stesso) alla inclusione e allo sviluppo, sul fatto che se ci sarà da piangere, non accetterà mai il cordoglio di chi, gioisce sui dolori dell’altro.

Un effetto rimpallo (rinculo?) di cui si attende il prossimo set, magari da un’altra minoranza, quella dimenticata, quella che snobba i filosofi da tastiera, forse quella che in queste ore come tutti si preoccupa di sapere se oggi l’umido sarà ritirato.

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@TCastrovillari

web tv di Slow Time, testata giornalistica di emerson communication

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